Appunti di un contadino mancato
Dopo la visita medica, sono andato in campagna, per stare solo con me stesso e camminare. Alle volte bisogna fare così: camminare senza meta. Infilarsi nei viottoli di campagna, parlare con le pecore, seguire l`argine del fosso. E per magia mi succede qualcosa, non so bene cosa, e quando. Come se varcassi una soglia, come se fossi assorbito in qualcosa d’altro.
Camminare. A me piace camminare per la campagna. Nel silenzio vedo gli alberi, campi di margerite e boschi che ricoprivano questa terra in epoche lontane, sento i richiami di uccelli, le grida di antichi cacciatori, nell’argine del lago immagino un piccolo porto scomparso, indovino un lontano orizzonte fatto di terreno che emerge dalla laguna in bassa marea, colgo persino nell’aria una traccia di salmastro.
Mi stordisce come stordiscono certi video fatti dal drone, in cui riconosco le forme a me note degli edifici e dei territori, ma li vedo difformi e diversi, perché al mondo cambiare il punto di vista cambia ogni cosa.
Cammino. Perchè camminare è questa cosa qui: non è guardare un paesaggio, è farsi assorbire. È perdere il senso del limite fra noi e la cosa che guardiamo. È rimanere in ascolto, vinto e trionfante assieme. E spaziare, non con gli occhi, ma con la mente. È non essere più, ma essere tutto, per sempre.
Ps: le foto sono mie, fatte mentre camminavo. Posso anche farmi assorbire dal ricordi, ma non dimentico mai il mio cellulare.
Buon pomeriggio anime belle💝
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