Grazie, ancora una volta
Sono qui da una settimana, ospite di amici con figli, parenti e nipotini. Da giovanissimo la prima volta che venni qui conoscevo pochissime parole di svedese, me la cavai con un piccolo vocabolario minimo, con sopra grazie, prego, buongiorno, bella giornata, e poco altro, per qualche parola chiedevo la traduzione, con il passare dei giorni la maggior parte del tempo mi arrangiavo da solo, inventando parole, capendo la lingua parlata lentamente, o ripetuta mille volte o semplicemente facendo finta di capire.
Capii in fretta che il mondo non finiva alla fine della strada dove ero nato, e che sarebbe stato necessario un grande esercizio, capire che esistono tanti modi diversi di stare al mondo, mettendo il västerbottensost sugli spaghetti, dicendomi che assomigliava al parmigiano reggiano. Traducendo insieme alla mia bambina Topolino, catturando e liberando lumache dopo la pioggia, bevendo la sera all’aperto un succo di mele e proponendo pecorino sardo col miele di castagno.
La casa ancora oggi accoglie, col suo pavimento ad assi di legno di quercia, la stufa a legna adesso spenta, la pompa a sifone dell’acqua potabile è ancora dietro l'orto, i letti ancora con l’imbottito pesante anche d'estate.
Grazie, ancora una volta.
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