Sbocciare sarebbe il verbo esatto
Willico, in alto senza parere |
C’è puro piacere nel lasciar uscire le parole da trascrivere in un post. Sbocciare sarebbe il verbo esatto, come fanno i tuberi che hanno una vita sotterranea eppure vogliono saggiare la luce, come le erbe, come gli animali attratti dal cielo, come gli alberi che hanno bisogno d’essere sé legnoso e alto oltre che radici. In fondo scrivere è tradurre quello che vedono gli occhi e che viene elaborato in qualche circuito di sinapsi e mitocondri.
Insomma un mostrare ciò che si è percepito e mescolato con quello che si è. Questo è scrivere. Non c’è un motivo particolare, non ne servono per scrivere, è una piacevole necessità, un bisogno d’ordine interiore che assomiglia vagamente all’innocenza. E quando si scrive senza un fine, si è innocenti. Leggere senza un fine è anch’ esso innocente. E poi nel tempo lento del leggere e dell’assaporare e quello veloce e furioso dello scrivere, c’è una sintesi di ciò che siamo noi. Una mappa che per quanto gli esperti nel carpire segreti si sforzino di comprendere non sarà mai del tutto chiarita, perché tale è l’innocenza dello scrivere e del leggere per sé.
Buonanotte.
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