Candele



Ho ricevuto da mia madre una sana e robusta educazione contadina. 
Non si usano mai le cose che: Si consumano e poi non ci sono più. 
-Quando non ci sono più è proprio il momento che magari servono. - Mi ricordava sempre mia madre. 

Le candele non facevano eccezione. 
Non si potevano toccare, -servono per quando va via la luce. - Mi diceva. 

Non ha importanza se ormai abbiamo tutti i cellulari con la torcia e poi negli ultimi trent'anni la luce sarà andata via una volta, forse. Quando ero piccolo invece succedeva spesso, rimanevamo al buio per ore, Metteva tristezza. 

Poi in Svezia ho scoperto che le candele possono essere belle e decorative e io anche da grande mi chiedevo perché farle con lo stoppino, se tanto non si potevano accendere. A me sarebbe piaciuto farlo ma ero rimasto condizionato dalla mia infanzia. 

Ma no, Franco non farlo. -Poi quando l’hai accesa non ce l’hai più. - Mi dicevo. 

Con il passare degli anni la cosa mi sembrava talmente sensata da farla diventare una regola personale. Le candele erano per i santi, mi diceva mia madre, per la Madonna, per Gesù, si accendevano in chiesa e in casa si risparmiavano in una vecchia scatola delle scarpe da usare solo in caso di emergenza. 

Verso i venticinque anni in Svezia scoprì l’esistenza di Ikea e del suo reparto candele. Comprai un pacco di quelle bianche, quelle che costavano di meno e un candelabro di legno rosso molto in voga in quegli anni. A casa accendere le candele fece crollare un pilastro educativo che credevo intoccabile. 

Oramai potevo comprare tutte le candele che volevo. A sufficienza da conservare a portata di mano in un cassetto della cucina per un possibile blackout e potevo anche accenderne qualcuna ogni tanto. Anche se con moderazione: quel primo pacco di candele bianche a prezzo Ikea mi durò qualche anno. 

Poi con gli anni la Svezia con i suoi lunghi inverni bui fece crollare definitivamente la diga che mi opprimeva. 
Gli svedesi adorano le candele accese. 
Ci sono nei locali, anche di giorno, nelle case, sugli alberi di Natale, sui davanzali, sulle tavole. 

E sono bellissime. 

È come se il fuoco, addomesticato, ci facesse compagnia per superare l’inverno, ci facesse strada nella notte, ci tenesse per mano nel profondo del buio. Da allora ho sempre acceso candele. 
Soprattutto d’inverno, soprattutto a dicembre. 

Perché è adesso che servono. 

Quando fuori nevica ed è buio alle tre pomeriggio e non siamo disposti a sopportare. E ricordatevi che se le candele non si usano, muoiono lo stesso, ma più tristi.
 
Accendetele queste benedette candele. E in tavola mettete la tovaglietta più bella che avete, con sopra quattro candele bianche Ikea. 
E accendetele per la miseria, non fate i tirchi! 
A presto bella gente. /Franco.
****💓


ANCORA CALDI

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