Anima sbiadita
Era settembre del 1965 le mie prime due settimane in Svezia. Cominciavo ad amare questa incredibile città fatta di pietra nera e di oro. Di lago gelato d’inverno e di sponde verdi d’estate. Di barocco e di neve alta, di lingua ostile e di grande cuore. Avevo visto Djurgården e il suo tram nr.7. Birger Jarl e la chiesa dell'isola dei cavalieri. Il mercato dei fiori all’ingresso di Hötorget Hallen. E arrivavo alle riunioni percorrendo lunghi corridoi vuoti senza nessuno. Mi parlavano tutti in quel loro modo strano in mezzo all'odore di caffè caldo, di linoleum e di moquette, con le piante alle finestre e i cioccolatini in mezzo al tavolo. E quando stavo per crollare spaventato dal non capire niente incredulo di essere finito in un posto del genere lo sguardo mi cadeva oltre il vetro di una finestra e mi accorgevo che aveva iniziato a nevicare e per un secondo pensavo a quando era bambino. A quel punto capivo di essere arrivato a Stoccolma.
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