Mi vergogno a scrivere di guerra


Avevo promesso a me stesso di non scrivere di guerra per paura di non trovare le parole adatte. 
Cerco anche di non seguire i telegiornali perchè le immagini che mandano mi sembra di averle già viste. 

Mi riportano indietro nel tempo nel 92, credo. Erano gli anni della guerra in Bosnia/Erzegovina quando nella ditta dove lavoravo assunsero una coppia di profughi provenienti da Sarajevo. Una città che oggi per molti versi ricorda Kiev. La stessa tattica di guerra, lo stesso tipo d`assedio. Bombardamenti notturni, vecchi, donne e bambini terrorizati. Corpi sulla strada la mattina.

Loro, erano entrati da noi in silenzio. Avevano quasi paura di disturbare, quasi timore di mostrarci le loro paure. Parlavano poco lo stretto necessario per svolgere le loro mansioni. Un giorno durante la pausa pranzo non so ancora per quale motivo il discorso cadde sulla guerra che loro avevano vissuto sulla propria pelle. 

Lei scoppiò in lacrime, ma riuscì ad aprisi come se ne provasse sollievo. Raccontò di stupri continuati, di prigionia, di torture indicibili e non ripetibili. Lui confessò di aver passato i primi mesi in Svezia in ospedale per cercare di rimettere a posto quello che era rimasto delle sue ossa martoriate.

Non riuscivo a dormire in quel periodo. Non mi riesce ancora adesso, al solo pensarci. Leggo in questi giorni di cose analoghe, su donne, ragazzine, bambini. E così come mi chiedevo allora, all’epoca di quei racconti disperati, mi chiedo adesso come possa accadere. Mi chiedo dove finisca la pietà, l’umanità. 

Non riesco a scrivere di guerra. 

Scrivo e cancello.

Una volta dopo l’altra.

Perché ogni frase suona inadeguata, inutile, fuori luogo, davanti all’immensità della crudeltà umana.

Mi vergogno!

Mi vergogno di essere al mondo, di essere stato felice della mia vita.
Mi vergogno di aver vissuto in una nazione libera e democratica.

E non so veramente cosa scrivere!
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ANCORA CALDI

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