Quando comincia a far freddo mi manca la mia vecchia vita
Stanotte qui non ha nevicato ma nevica non molto lontano da qui. Ho messo il naso fuori per fare la foto, una vicina mattiniera esce con il suo cagnolino, l’aria è frizzante come piace a me.
E quando l'aria è frizzante mi ricordo di quando sono arrivato. Il mio primo inverno avevo vent'anni capì che avrei dovuto imparare in fretta ad affrontarlo per poter sopravvivere.
Mi ricordo la fermata del bus 144 che mi avrebbe portato al lavoro con l'avviso di non toccare il ferro, era -20 sottozero, rischio ustioni, il termos di caffè caldo nello zaino e un libro, un romanzo della letteratura russa, per sentire meglio il freddo, per viverlo più intensamente.
Mi ricordo i zuccotti di lana, i guanti, la sciarpa sul naso e i piedi freddi sfiniti dal gelo.
Mi ricordo la stazione la mattina, il treno che mi avrebbe portato a lavorare lontano da Stoccolma, la campagna bianca fuori dal finestrino, la neve alta altissima che non se ne voleva più andare.
Mi ricordo la sensazione dolce e irreale insieme di far parte di due mondi e di nessuno, troppo italiano per diventare davvero svedese, troppo svedese per sperare di essere totalmente italiano.
Quando comincia a far freddo mi manca la mia vecchia vita, gli scarponi, il vino caldo con la neve di notte, la luce della luna che fa brillare di gelo i tetti della città.
Come si possa fare ad essere questo e quello non lo so.
So che quando la mia vita era in trasferta cinque giorni la settimana ero molto stanco e ansioso di cambiarla.
So che adesso mi piacerebbe vedere di nuovo sotto di me l'arcipelago gelato decollando da Arlanda Airport, pensando che sto tornando a casa dopo un lungo periodo.
Quando fa freddo inizio a sognare di tornare a volare, di atterrare dove non so, di conoscere il mondo.
Per poi raccontarlo agli occhi sgranati dei miei nipotini.
Sono le 6, fuori è ancora buio.
Buongiorno anime freddolose.
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