Sto seduto al Bistro di Marie nel centro storico


Come le folaghe, come le rondini, come gli gnu dopo aver attraversato il fiume ingrossato come i migliori documentari del dottor Pierangela. Gli italiani in vacanza e le loro guide microfonate sono tornati a Stoccolma. E così non resisto, quando sento la lingua di Dante alla tentazione di fermarmi, godere della vista di tutte quelle signore grassocce, color macarons, un po’ celesti, un po’ verdine, un po’ rosa, un po’ albicocca, tutte, in ogni caso, tutti uomini e donne rigorosamente con occhialoni neri e maglione pastello legato ai fianchi perché anche se siamo in piena estate secondo loro sono in Freddasvezia. E ascolto, la storia della mia città d'adozione raccontata agli altri, la storia dei vicoli del centro storico. Racconti medioevali e storie di fantasmi. Tutti in fila finalmente (che bravi…) Li guardo annuire, sorridere alle battute della guida, scattare foto saltellando pozzanghere a protezione di scarpe nuove super tecnologiche. Sono tutti come li ricordo, donne fresche di parrucchiere, uomini con baffi curati, ognuno con la sua tracolla portata sul davanti perfettamente firmata. E me li immagino, assaggiare un salsicciotto con kaciop, senape e pane speziato ad un angolo di strada, mettere il parmigiano sul salmone, non capire –maliziosi- come mai il caffè si chiami –fika- leggere e rileggere mille volte il conto di un ristorante e non capire cosa abbiano mangiato che si chiami -måltid!- (pasto). Sto seduto al Bistro di Marie nel centro storico, me li studio. Me li immagino fare le loro congetture, me li immagino non capire un cazzo ma sopravvivere, miracolosamente e magicamente, come mister magoo, alle strade attraversate sulle strisce, sorpresi della buona educazione automobilistica, alle stazioni della metro a tre piani, agli autobus puntuali ogni 10 minuti, ai ristoranti con le foto dei piatti fuori con scritto sotto il prezzo per un piatto di -spaghetti bolognese- Sono felici, sono a Disneyland, baloccano per le strade senza capire quando sono pedonali e quando no, danno amorevoli scappellotti ai bambini, rischiano l'arresto, non lo sapranno mai, cercano il sole che hanno lasciato impunemente a casa, sentono una nuova aria, si guardano intorno come su un altro pianeta. Benvenuti in Freddasvezia, gnoccoloni italiani, anche quest’anno!
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ANCORA CALDI

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