Ricordi.
Io vivo di ricordi.
Per me la memoria è l’esercizio per non perdere pezzi.
Ricordo me stesso bambino, mia nonna centenaria, i miei fratelli adulti, gli zii, il mio mondo fatto di formiche in fila indiana e semi di grano, di un cane lupo compagno di giochi, di mucche con gli occhiali, di capre per il latte a colazione e il gallo per svegliarmi la mattina.
Bambino fortunato, che evitando la colonia estiva organizzata dal comune della Piccola Cittá conobbe la campagna.
E poi i ricordi vanno in alto, la confusione terribile della scuola d’avviamento, il ribollire esistenziale di un ragazzino balbuziente che voleva scappare, che voleva diventare grande lontano dalla scuola d’avviamento che odiava.
Poi i primi amori, la politica, gli scioperi, le assemblee sindacali e il 68. Via Aurelia nord nr.2, viale san Nilo, poi Stoccolma e la fuga, la fuga lontano, per provare a cercarmi.
E aver voglia di tornare, piangendo, su un bus rosso a
Stoccolma. Tornato, e scappato di nuovo per dove mi ero accorto che un po’ ero
rimasto.
E poi lei, la principessa con la gatta roscia che la sera giocando mi insegnava a parlare una lingua ostile prima, amata dopo per rimanere sempre qui.
Ecco.
Ho bisogno di ricordare
Tutte queste vite.
Per raccontare.
Oggi.
A chi mi vuole ascoltare.
Perché la memoria ad 80’anni, dovrebbe servire per aiutare. Anche
a chi ascolta a vivere meglio.
Dovrebbe.
Buonanotte.
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