Quell’uomo è un orso
Dietro a un uomo orso c’è l’ombra dei ricordi. A mezzogiorno, quando il sole è più alto, è sempre lì. C’è l’adolescenza con tutto il repertorio di inadeguatezza, di pieni e di vuoti: specchio deformante dell’attuale presente.
E i giudizi delle amichette di scuola lo fanno sentire come
un alieno: troppo basso, troppo alto, troppo magro, poco maschio, poco bello.
Cerca cibo per nutrire l’anima attraverso gli occhi di una donna, ma
inutilmente.
Dietro a un uomo orso ci sono le ex: quella della prima
volta che gli ha fatto battere il cuore, quella che l’ha fatto ridere di gioia
con le sue promesse (non mantenute),quella uscita da una storia seria e che
l’ha fatto sentire poco importante, quella che l’ha fatto sentire importante ma
solo per ottenere i suoi scopi egoistici, quella che:
”il mondo è pieno di gente e tu sei solo un granello di sabbia”,
quella che pretendeva da lui rispetto senza darlo, quella che “se mi
tradisci non perdono” salvo poi tradire lei per prima… credo che le ex abbiano
contribuito a annaffiare le sue radici.
Dietro a un uomo orso ci sono inverni infiniti e la reazione
è quella di abbandonare il superfluo per imparare a bastarsi da solo. Gli anni
passano ma i ricordi restano e le primavere (quando arrivano...) sono
asettiche, nonostante il canto degli uccelli e lo sfiorire delle margherite.
L’uomo orso impara a vivere in letargo e a uscire solo per lo stretto necessario. E quando sente una donna sentenziare
“quell’uomo è un orso.”
Gli vien da sorridere: Gli orsi vivono meglio.
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