Franco, detto a`Frà
L`ho invitato a pranzo nel centro storico al Bistro Marie. Solo normale cucina casalinga svedese. Conoscendolo non volevo correre il rischio che ordinasse:
"rigatoni co`a pajata."
Un amico gigante, accanto io sembro pollicino.
L’ultima volta che l`ho visto ero a Roma, un viaggio a Roma, che cercavo di rendere più bello fermandomi per strada a vedere cose, trovare amici e vecchi ricordi.
Invece la prima volta che l’ho visto ero a Stoccolma in Ericsson. Mille anni fa. Era ospite dalla filiale romana della multibazionale dove lavoravo allora. Indossava grandi scarpe di coppale nero lucido su un completo grigio che dava una certa importanza e segnali di basso stipendio. Io facevo l`aspirante emigrante e ancora non sapevo dove mi avrebbe portato la vita.
Girammo il sabato sera come due matti, in centro lungo la Sveavägen per provare la brezza della movida di quegli anni, una specie di sbornia collettiva. Lungo il palazzo reale, nella città vecchia a caccia di fantasmi, nei musei, gli trasmessi l`amore per i laghi, per i boschi e per funghi.
" sì sì tutto`bbello, ma voi mette’Roma?"
Io ascoltavo Nicola di Bari a palla e in quanto aspirante emigrante mi struggevo di nostalgia di casa.
E dopo così tanti anni (ma che, davero?) è stato bello vederlo con il suo nipotino attaccato al braccio che gli diceva io sono più forte di te! Arrenditi! Aaaargh!
Perché la vita scorre, come un fiume, inesorabile verso un mare qualsiasi, passando da montagne, altri fiumi, paesi, città, e ogni tanto è bello anche sedersi, guardare da dove siamo rotolati, quanti meandri, quante cascate, quante giravolte abbiamo fatto.
Che lunga strada abbiamo dietro le spalle.
Auguriamoci che sia solo un assaggio di quella davanti a noi.
A presto, a`Frà!
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