portami un tè.
Sono le due di notte, ho freddo.
Ho bisogno di un tè caldo e vengo da te.
per sentire, di cose semplici da tenere tra le dita,
e mi rifugio in te,
chiedo con dolce discrezione:
mi bastan cose piccole:
il come stai, chi ti gira attorno
eppoi come procede.
Ascolto e mi tranquillizzo un poco,
pensando che davvero nulla poi ci faccia male,
se l’amore conserva i suoi poteri.
Verso il sonno c’è troppo silenzio,
e della notte mi pare ci sia solo il buio,
o che il cuore batta per me solo,
e vorrei chiamarti e dire,
portami un tè.
E dopo ciò che m’inquieta e prende,
eppure che da tempo non so bene,
però ti parlo d’altro solo per sentire la tua voce,
perché resta il pudore d’una debolezza tenera
anche se è amore
che illumina e mai chiude.
Allora.
Vieni a darmi la buonanotte e portami un tè.
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