la libreria
Oggi ho fatto una cosa che pensavo che non avrei più fatto in vita mia. Ho montato una libreria. La libreria per me ha sempre avuto il fascino maledetto di uno spacciatore. Questa poi ha l’aria un pò dimessa, si fa illuminare da una lampada di carta, come chi non vuole farsi notare perché sa che tanto chi ha il vizio dei libri come me non sa resistere al suo richiamo. Ho imparato molto presto a leggere perché questo mi evitava di parlare con la gente. Aiutava a nascondersi, sparire dal mondo che mi spaventava e entrare in altri mondi, dai quali poter a loro volta fuggire chiudendo le pagine con un clack. Ho quindi messo in mano ai miei figli libri fin dai primi anni della loro vita.
Per me era una sicurezza anche quella. Se non saprò che fare, se non saprò che dire, se avrò paura, se non sarò capace, leggerò loro un libro. E a loro i libri sono subito piaciuti. Ma in un modo completamente diverso dal mio. Perché loro non volevano scappare da questo mondo. A loro questo mondo piaceva, questo mondo metteva loro fame di sapere e di capire e di imparare. Per cui a loro, i libri, hanno raccontano il mondo del quale avrebbero fatto parte.
E di ogni storia mi chiedevano cosa sarebbe successo dopo, e di ogni parola chiedevano cosa volesse dire, e di ogni fatto chiedevano il perché. Così il libro continuava anche dopo l’ultima pagina, niente clack per loro, nessun confine, nessun mondo parallelo. Così dei treenni mi reinsegnarono a leggere.
Adesso me ne vado a dormire. A voi buongiorn quando vi svegliate.
(così mI porto un pò di lavoro avanti.)
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