Frutta ecologica e ricordi d`infanzia
Erano mattine calde e luminose, sempre troppo presto, di prima mattina, la migliore frutta al mercato della Piccola Città, mia madre mi prendeva per mano, e con calma attraversavamo la città. Sentivo l’aria profumata che veniva del mare sul marciapiede della strada principale e il sole già caldo, mi pareva che nei contrasti ci fosse la felicità, ma questo l’ho capito tardi, mentre allora mi piaceva e basta. Lei aveva una borsa in finta pelle, composta da pezze colorate cucite insieme, conteneva infiniti tesori, un sorriso di mamma e vestagliette leggere abbottonate sul davanti, a fiorellini come si usava allora.
Comprata la frutta ci fermavano alla fontanella del mercato dove dovevo lavarmi le mani e da quella borsa di pezze colorate uscivano le pesche gialle (giallone, lumeriasche di Allumiere, così si chiedevano al fruttaro’o), fresche di rugiada mattutina e con quella leggera peluria che a me sembrava gelo sulla pelle. Le sbucciavo con le piccole mani di allora e poi c’era il primo morso accompagnato dal pane caldo, croccante, comprato sotto le scalette del mercato, al forno di Spinelli. Si univano il profumo delle pesche con quello del pane e non sapevo da dove nascesse tutto quel piacere. Non era fame, no, era solo piacere. Mia madre mi guardava e assaporava con me, parlando quella lingua profumata e dolce, che non ho più abbandonato.
PS: Non pensate male di me. Quella della foto è frutta ecologica consegnata a domocilio.
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