Mi hanno detto che sono intransigente
Stamattina sono uscito presto per via di un po’ di cose da sbrigare. Con lo smartphone bloccato. Scollegato dal resto del mondo.
Finite le incombenze ho parcheggiato l’auto di fronte al mare, piatto e azzurro come il cielo, e mi sono lasciato andare ai ricordi, cullato da una quieta malinconia.
Ho scoperto che non ho bisogno di pacche sulle spalle o di generiche parole di consolazione. Forse non ho realmente bisogno di nessuno, se non per brevissimi lassi di tempo.
Sono sereno perché la mia coscienza è pulita, e se ci sono stati malintesi, anche enormi, le mie intemperanze sono state provocate da parole e comportamenti inaccettabili.
Mi hanno detto che sono intransigente ed è vero, ma ciò mi consente di essere leale e corretto. Poi tutto si può aggiustare, volendo.
Le scivolate fanno parte della vita di tutti.
Son rimasto lì di fronte molto a lungo, con una ridda di pensieri che correvano veloci nella mente e uno strano senso di pace che pervadeva totalmente il cuore: come se le due parti fossero scollegate fra di loro; mi sono appoggiato allo schienale e ho respirato piano ma profondamente.
Non possiamo recuperare nemmeno un solo frammento del passato, non possiamo andare avanti con lo sguardo rivolto all’indietro, ma ci conviene far tesoro delle ricchezze nascoste nell’anima, pronte a venir fuori se evocate nel modo giusto.
Ho rimesso in moto, fatto manovra in quello spazio malmesso, sempre uguale nei decenni, e sono andato via con la mia malinconia quieta e un bel sacchetto di inutili rimpianti.
Mi sarebbe piaciuto scattare una foto di fronte al mare, ma il trabiccolo non dava segni di vita.
Sarà per la prossima volta, magari.
Voletevi bene, se potete.
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