Un libro da leggere: I ROKKETTI

Stanotte ho finito di leggere: “I ROKKETTI ” il libro speditomi da una mia amica dalla Piccola Città. Dire che l’ho letto tutto di un fiato è riduttivo. L’ho letto piano come si gusta una bella pietanza a cui si vuole prolungare l’effetto piacevole.

La prima volta che sentii parlare dei Rokketti ero alle superiori quando la mia insegnante di italiano la signora Sarno volle leggere alla classe la lettera la quale le era stata spedita da Santino Rocchetti dalla Svezia.

La ringraziava per le lezioni di italiano ma soprattutto per l’educazione civica impartitogli che gli consentiva di vivere in una nazione straniera e lontano da casa. Rimasi ad ascoltare a bocca aperta con una punta d’invidia mentre immaginavo la Svezia lontanissima e misteriosa.

La seconda volta invece fu in una casa di fianco al carcere di via Granari dove viveva da sola una dolcissima signora. -La signora delle iniezioni.-  Dove mia madre essendo io secondo lei gracilino e di salute cagionevole mi spediva ogni pomeriggio per una dolorosissima ignizione di ricostituente. Sul piano del comò protetto da una coperta da letto stirata a puntino, su un centrino ricamato di pizzo bianco, faceva bella mostra la foto di un bel ragazzo alla batteria. Era suo figlio Enzo. La signora Galli mi disse con un filo di voce tremolante che lui era sparito misteriosamente in Svezia in quanto da mesi non dava notizie di se. La scatola di iniezioni di fiale da trenta per mia fortuna fini nel giro di un mese ed io non seppi più niente del destino di suo figlio Enzo. Seppi dopo diversi anni che era ritornato vivo e vegeto e per la gioia della dolce nonnina delle iniezioni. Guidava un taxi nella Piccola Città.

La terza volta invece fu durante le ferie che passavo immancabilmente in Italia. Mi ero oramai stabilito in Svezia da diversi anni ed ero in vacanza con la mia famiglia a Marina di Montalto. Mia figlia Michela oramai teenager spalleggiata dal suo fratellino una sera trascinò tutta la famiglia in un posto che credo si chiamasse la Capannina dove si esibivano i Rokketti. Finalmente pensai io! Ma non li vidi in quanto il locale era pieno zeppo come un uovo ma almeno potei ascoltarli seduto su una vecchia sedia abbandonata nel retro del locale. Mentre la mia famiglia all’interno completamente rapita dai suoni del Rhythm and blues italiano dei Rokketti ballando e gridando applaudivano fischiando alla pecorara senza ritegno alcuno! In Svezia fanno così per applaudire! Aimè… si sarebbero ricordati di me solamente dopo diverse ore.

Ma torniamo a noi. Quando mi sono seduto al computer era mia intenzione scrivere una recensione del libro. Ma ne ho lette talmente tante belle e ben scritte che sarebbe stato impossibile per me fare meglio.

Il libro mi ha preso per mano facendomi ritornare indietro nel tempo. Le sensazioni trasmesse con un filo di sana nostalgia da Mario Paparozzi alcune le ho vissute di prima persona avendo anch’io conosciuto la Svezia in età giovanissima. Con l’immancabile nostalgia di casa. La gioia dei brevi ritorni, la lunga Autobahn in Germania, infida lastra di ghiaccio d’Inverno. Asfalto rovente d’Estate.

Grazie Mario per avermi fatto fare questo bellissimo viaggio a ritroso nel tempo. Che ne diresti di scrivere un seguito? Ti aspettiamo. Ciao e ancora grazie!

E voi che avete letto, andate a comprare il libro a Via Regina Elena, 6, che Mario vi fa anche la dedica.

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ANCORA CALDI

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