Vous permettez monsieur


Oggi una mia amica improvvisamente mi ha chiesto se parlo bene lo svedese. Da ragazzo in treno al ritorno da Roma conobbi per caso una ragazzina francese in viaggio di piacere con sua nonna. La nonna di origini italiane mi chiese dove stavo andando e ci presentammo. Con la ragazzina che aveva la mia età ci scambiammo gli indirizzi. Avevo deciso di conquistarla. 

A scuola all'istituto tecnico si studiava l'inglese, non il francese, quindi sarebbe stato un problema. Non mi persi d'animo. Mi preparavo alcune frasi, estorcevo la disponibilità di traduzioni estemporanee all'insegnate di religione. Era un frate domenicano parroco in una chiesa nelle parte storica della Piccola Città. Lo ricordo ancora nel suo saio bianco, timido e balbuziente come me. Chiedevo parole e frasi da scrivere, lui sorridente e rosso in viso mi aiutava volentieri 

A distanza di anni ricordo ancora quella sensazione. La voglia bruciante di imparare una lingua straniera per entrare in relazione con qualcuno. Ricordo che il francese fu il mio primo grimaldello per uscire fuori, la mia prima possibilità di conoscere qualcosa di davvero diverso da me.  

Un altro modo di parlare è anche un altro modo di pensare, di vivere. Sentire il bisogno di conoscerlo è come iniziare a costruire un paio d’ali, come mettere un vetro in più nel caleidoscopio dell’esistenza.  

Oggi a volte faccio fatica a riconoscere quale sia veramente la mia lingua madre. Quando arrivai in Svezia sentivo che non sapere la lingua parlata dagli autoctoni avrebbe potuto essere un limite a quello che di loro avrei voluto sapere e capire. Questo è il motivo perfetto per tutti per iniziare a imparare una lingua. Il mondo è lì, fuori da noi, tutto sta a capire se vogliamo farne parte. Io decisi di farne parte. 

Oggi sono stato fuori tutto il giorno. Le giornate si stanno accorciando, fuori tira un forte vento e ci sono solo 15 gradi. 
Spero di dormire anche stanotte. 
A domani belle persone. 
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ANCORA CALDI

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