Piccolo raccontino in una notte di mezza estate
É passata da poco la mezza notte, ha piovuto un po', sul lago si è alzata una leggera nebbia in casa fa caldo, non si può dormire. Si l'ho so, a voi viene da sorridere, ma è la verità, il sole a queste latitudini non tramonta completamente e la terra non ha il tempo di raffreddarsi completamente. È un fenomeno naturale.
In notti come queste ancora mi chiedo come sia potuto finire vicino alla calotta polare. Credo che tutto sia iniziato proprio in una notte d'estate calda come questa. Ricordo che era una notte del 1965. Ricordo come se fosse oggi quel che vedevo e quella sensazione che sale fino alla gola e blocca tutto il resto. Una risposta chiara e forte.
Era l'estate del 1965. Quell’anno mi ero trovato a dover ridiscutere tutto. A dover gestire un momento di passaggio. Mi ero come ritrovato in mezzo al deserto, senza sapere quanti giorni di cammino mi separassero dalla salvezza, quanti prima di poter approdare a uno spiraglio, una possibilità di ricominciare.
Intanto le ferie arrivarono anche in Ericsson il primo lavoro e le prime ferie della mia vita e con loro la mia prima automobile una 500 acquamarina, consegnatami dalle mani gentili di un'impiegata della ditta –Fattori- un nome che era una garanzia per la nostra -Piccola Città- Partì da solo. Mi diressi verso nord, senza conoscere bene tappe o tempi. Dovevo ancora chiudere il conto con me stesso, lasciato in sospeso da qualche mese. Dovevo fare i conti con alcuni fantasmi.
E una notte mi ritrovai a guardare Vienna dall’alto, le luci come pennellate fumose, sulla collina e giù, ad addolcire la pianura, per poi risalire sull’altro versante. Allora, guardando giù provai quella sensazione di cui dicevo, l’improvviso abbraccio di tutta quella bellezza e pensai che volessi provare quella bellezza, che al di là di ogni ferita o difficoltà c’era una bellezza insita nelle cose, fruibile da prospettive non studiate. Quella vista mi calmò. Continuai a guardare e il giorno dopo ripartii, abbandonando Vienna, diretto verso la Baviera puntando sempre più a nord.
Dopo quel deserto si rivelò molto, molto, molto lungo, ma questa è un’altra storia. Una sensazione in qualche modo simile, anche se più matura, la provai in una notte di fine luglio di qualche anno fa, quando rimasto oramai solo iniziai a leggere un libro, una raccolta di brevi racconti di viaggi, con il titolo: - Nowhere- nessun luogo, un viaggio verso un -non posto -
Credo allora che dobbiamo stupirci, rivalutarci e sfidarci ai limiti delle nostre forze facendo tesoro delle nostre esperienze, negative o positive non ha importanza è noi che dobbiamo gestire. Tuffarci nel nostro mare, quello azzurro di casa nostra e, con bracciate sicure, raggiungere l'orizzonte, oltre il futuro. Trattenere il fiato quando il vento ci schiaffeggerà il viso. Butteremo fuori l’aria di colpo da rimanere senza. Ingoieremo acqua, ancora e ancora. Fino all’ultimo respiro per poi tirare su la testa, ancora storditi; scoprirsi confusi ma migliori per ritrovarsi insieme nuovamente. Di fronte ad un nuovo scopo:
Vivere.
Tra poco farà giorno, sul lago la nebbia è ancora più fitta, proverò a dormire un po'.
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