Ho conosciuto una nuova amica
Non so ancora come si chiama ma conto di chiederglielo presto.
Abita al portone "B" del mio condominio, passeggia sotto casa col passo incerto degli anziani. Ieri si è seduta vicino a me su uno di quei seggiolini di plastica messi a posta per far riposare noi anziani dal fiato corto dopo la passeggiatina quotidiana.
I seggiolini sono di una plastica mefitica e liscissima, avevo paura scivolasse. Temevo per le sue gambe di porcellana, solcate da vene blu come fiumi artici indecisi sul cammino. Protetti dal freddo da calzettoni a righe marroni da vecchia signora.
I capelli biondo cenere, ritti in testa come solo una vecchia signora sa portare con disinvoltura, occhiali da sole rotondi, rossetto sfacciatamente d’antan e dentiera intonata alla camicia avorio.
Mi spaventava la sua fragilità, la guardavo quasi come si guarda un pezzo di cristallo poggiato per errore sul bordo del tavolino mentre i bambini giocano a rincorrersi.
Dopo aver ripreso fiato mi sono rialzato dal mio trespolo personale e vedendo che anche lei si accingeva a rialzasrsi dal suo di trespolo le ho porto il braccio.
“L’aiuto signora?”
“Per carità la vita! sono vecchia ma so sbrogliarmi bene da sola!”
"Mi scusi, è che io invece rischio sempre di cadere su questi sassolini resi viscidi dal gelo della notte, mi vedo sempre con il sedere in terra!”
Ha sorriso, con quella dentiera da bellissima capretta.
Si è presa cura di me e col bastone mi ha accompagnato per un pezzettino del vialotto che porta all`interno "A" dove abito io.
Abbiamo fatto due chiacchiere normali, i vicini, il freddo, il vaccino per l`influensa, i sevizi.
E poi ci siamo salutati.
“Allora, giovanotto, buona serata!”
Giovanotto.
Mi ha chiamato giovanotto.
L’ amo già.
Domani vado in ospedale per un controllo. Dopo chissà...!?
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